Kopecký come Ogier: esperienza, metodo e un’irriducibile voglia di vincere
Kopecký, fresco vincitore del Barum Rally, e quel facile paragone con Ogier
A Barum c’è un solo re, e si chiama Jan Kopecký. Il paragone con Sébastien Ogier non è forzato, ma naturale. Stessa meticolosità, stessa capacità di scegliere il momento giusto per affondare il colpo, stesso desiderio di continuare a vincere anche quando, teoricamente, non si avrebbe più nulla da dimostrare. “Forse appartengo alla vecchia scuola, come Sébastien”, ha sorriso Kopecký parlando con DirtFish, “e mi fa certamente piacere questo paragone”.

Il rally come scelta di vita, non solo carriera
Campione del mondo WRC2 nel 2018, vincitore dell’Asia Pacific Rally Championship e dieci volte re del campionato ceco, Kopecký ha costruito tutta la sua carriera con Škoda Motorsport, tanto da poter affermare che Škoda è parte del suo DNA. Ancora oggi è collaudatore ufficiale della casa boema, ma le sue apparizioni in gara – come quella a Barum – sono finanziate privatamente. Una sfida che lo coinvolge a 360 gradi: “Dobbiamo trovare i fondi da soli. Lo faccio insieme a mio padre, ci vogliono mesi di incontri e trattative. Ma quando riesco a sedermi in vettura sono davvero felice”.
Dietro ogni scelta, però, c’è la famiglia. Esattamente come per Ogier: “Sono felice di poter correre almeno il campionato nazionale, perché ho una splendida moglie e due figli. Il tempo passa in fretta, e voglio vederli crescere. Sono sempre con me nei rally: arrivano il venerdì o il sabato, ma esserci insieme è fondamentale”.

Il ritorno sul trono di Barum
Nel 2024, per la prima volta dopo oltre dieci anni, Kopecký era stato battuto al Barum. Complici le forature, certo, ma anche i tanti giovani agguerriti che ogni anno cercano di scalzarlo.
Quest’anno, però, è tornato al comando già dalla SS2 e non ha più lasciato la leadership: “Non mi aspettavo di guidare la gara dalla seconda prova fino alla fine. Ero motivato, ovviamente, ma sono rimasto sorpreso dal mio ritmo”. L’attacco decisivo lo ha sferrato su Podhoran, una speciale nuova anche per lui, dove ha inflitto sei secondi agli avversari e 1.6 a Jon Armstrong: “In quel tratto nessuno aveva onboard da studiare. Lì contavano solo le note e la fiducia. È stato un ritorno alla guida vera, quella che ho imparato nel WRC e nell’Europeo. Oggi vedo molti giovani passare ore su tablet e telefoni a rivedere gli onboard. Io non sono d’accordo. Il rally è fare le tue note e fidarti di te stesso”.
Nessun piano per smettere
Che si tratti di un appuntamento ERC o solo di una gara nazionale, poco cambia: se si schiera al via, Kopecký punta sempre alla vittoria: “Se dovessi partire anche nel 2027, non lo farei certo per arrivare secondo o terzo. Se un giorno capirò di non potermela più giocare per il podio, smetterò. Tutto qui”.
Per ora, però, non è il caso. I giovani provano ogni anno a “tagliargli la testa”, come lui stesso ironizza ricordando i tempi in cui dava la caccia a Roman Kresta e Václav Pech. Ma puntualmente, Kopecký li batte. Con esperienza, metodo, controllo e quella serenità che solo chi ha trovato il giusto equilibrio tra ambizione e famiglia riesce a trasmettere. Come Ogier, appunto.