Dakar Classic 2026: un equipaggio unico al via

Pubblicato il 20 Novembre 2025 - 11:54

La Dakar vedrà quest’anno la partecipazione di un equipaggio speciale.

Per poter (anche solo) provare a portare a termine la Dakar, uno dei rally raid più faticosi al mondo, sono necessari coraggio e passione ma soprattutto forza fisica e mentale. Requisiti la cui importanza aumenta ulteriormente nell’edizione 2026, la settima in Arabia Saudita che, pur presentando alcuni cambiamenti, conserva la spettacolarità dei passaggi su sabbia e rocce.

Il percorso

A inaugurare la Dakar Classic 2026, sabato 3 gennaio, sarà il Prologo, tappa preliminare che stabilisce l’ordine di partenza degli equipaggi, che saranno poi impegnati in due settimane di corsa: 13 tappe, 7000 km complessivi, di cui 4126 cronometrati (record della gara), e un giorno di riposo. Palcoscenico della conclusione, in programma il 17 gennaio, sarà la città saudita di Yanbu. Il mantra di quest’anno, allora, è emblematico: “Dream. Dare. Live it”: “Sogna. Osa. Vivila”.

Dakar

Chi ha deciso di rispettarlo al massimo è Rachele Somaschini che, insieme a Serena Rodella e Monica Buonamano, costituisce il primo equipaggio di tre donne al via della storica corsa, che correrà a bordo di un camion, un Mercedes-Benz Unimog 435 del 1988 di Tecnosport Rally. Una decisione che arriva dopo l’esperienza accumulata dalla pilota milanese nella categoria WRC2 del World Rally Championship.

A cercare di portare in alto l’equipaggio saranno altre due pilote dotate di grande abilità e di palmares ricchi di vittorie: da un lato, Serena Rodella vanta cinque titoli nazionali femminili, conquistati dal 2021 al 2025; dall’altro, Monica Buonamano, veterana della specialità, si presenta al via della Dakar 2026 dopo avervi partecipato per tre volte, come copilota su auto e camion.

Una motivazione esemplare

Alla base di questa decisione, oltre all’ambizione sportiva e allo spirito di iniziativa, c’è un’altra esemplare motivazione: il desiderio di mettere sotto i riflettori #CorrerePerUnRespiro, progetto ideato proprio da Somaschini per sensibilizzare e raccogliere fondi per la ricerca sulla fibrosi cistica, malattia genetica da cui è affetta dalla nascita. La Dakar è il palcoscenico giusto per fare la storia del motorsport e, allo stesso tempo, promuovere un progetto che, a oggi, ha raccolto oltre 520.000 euro di donazioni.

Una scelta costata cara a Rachele, che ha dovuto conseguire, in fretta e furia, la patente C, effettuare un test in Tunisia e, ovviamente, preparare il suo fisico a ciò che la aspetterà: dune, sabbia, rocce e “qualsiasi tipo di tracciato”, come dichiarato da Amaury Sport Organisation (ASO), società organizzatrice dell’evento. La preparazione fisica è uno degli aspetti più importanti da attenzionare per presentarsi al via della Dakar, specialmente se il mezzo da portare al traguardo è un camion da oltre 44 quintali di peso (a vuoto) e dotato di 130 cavalli.

“Ancora non ci credo!”

Grande emozione nelle parole di Rachele Somaschini, che si è detta pronta a superare i suoi limiti, per lei l’unico modo utile a combattere la patologia che la accompagna, e per la quale ancora non esiste cura. A trasparire dalle sue dichiarazioni è anche una grande incredulità: “Non mi rendo ancora conto che questo grande sogno si stia concretizzando, perché fantastico sulle immagini della Dakar da quando ero ragazzina e mai avrei pensato, un giorno, di vedere il mio nome tra gli iscritti, e di affrontare il deserto alla guida di un mezzo pesante”.

Alla pilota non manca, tuttavia, la giusta dose di cinismo, ma anche di positività per il suo progetto: “Dovrò comunque conciliare le rigide e massacranti tempistiche di gara con le mie terapie e con la mia sensibilità alle alte temperature. Tutto questo costituirà una sfida nella sfida ma, allo stesso tempo, un’occasione unica per portare il messaggio di #CorrerePerUnRespiro in altri continenti e in contesti molto diversi dal mio. Di fronte a questa opportunità la difficoltà diventa uno stimolo e non vedo l’ora di mettermi in gioco”.

Rachele Somaschini si presenta al via della Dakar con grande coraggio e insieme a due esperte compagne di squadra (e di viaggio), pronte a sostenerla nei momenti di difficoltà. Per ora è già un traguardo essere al via, per una ragazza che ha osato, che la Dakar l’ha sognata e che la vivrà, per la prima volta, in prima persona.

di Giuseppe Piazza

© Riproduzione Riservata
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo